Luigi Cirilli (1928 - 2012) canta le piccole cose della propria città; è uno di coloro che con la poesia hanno trovato Frascati a cavallo tra i tempi tragici della seconda guerra mondiale e la stagione della faticosa risalita dal baratro durante il dopoguerra.
Il poeta utilizza la struttura del sonetto e la riempie con una forma dialettale dolce e un tono piacevolmente garbato. Spazia nei vari luoghi del paese o nei suoi posti dell’anima dandosi la costante del prima e del poi; anche quando non lo dice espressamente confronta i tempi dell’anteguerra al periodo che lui viveva come proprio presente; rimanda il paragone di come poteva essere Frascati prima che la guerra le portasse via ciò che poi non ha potuto più riavere, alla sua condizione personale di vecchio che pensava alla propria gioventù.
Non sono senz’altro segni e colori sbiaditi, il tratto è anzi molto nitido e piacevole anche quando, con la solita sapiente misura, Luigi Cirilli non risparmia critiche a chi di dovere sui comportamenti personali o sul venir meno alle responsabilità date dai ruoli pubblici.
Mauro Grossi - che già ha presentato qui una selezione di liriche di cirilli - è riuscito a dare l’inflessione giusta ai toni che servivano a rammentare questi sonetti ai tanti che nei vari momenti hanno avuto modo di portarli nel cuore.
Per gentile concessione degli eredi dell'autore.
Musiche: Accordion -
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